di Luigi Albano |
Joy Division: Unknown Pleasures
“Sono stato in attesa di una guida che arrivasse a prendermi per mano”. Inizia così il percorso di sofferenza di Ian Curtis. Disorder, brano di apertura di “Unknown Pleasures”, spalanca le porte a uno dei “dischi icona” degli anni 70/80, un capolavoro del post punk in cui la poetica dissacrante e dolorosa di Curtis scandisce brani memorabili. In questi è evidente il malessere esistenziale di un ragazzo appena più che ventenne, avviato, tristemente, al suicidio che avverrà alla vigilia del secondo capolavoro del gruppo “Closer” pubblicato l’anno dopo (1980). “Ho perso la voglia di desiderare di più, non ho paura, per niente” canta Curtis in Insight ripercorrendo il tempo delle occasioni sprecate. È un percorso inquietante, che è opportuno attraversare con distacco, con la curiosità di comprendere l’inquietudine di una generazione. La grandezza del disco, ancora oggi, a quarantuno anni dalla pubblicazione indicato tra i “fondamentali”, sta nella perfetta fusione tra la struttura musicale e la voce di Ian Curtis. La sua è una sorta di “voce narrante” che si fonde con la musica e, talvolta, la squarcia. Sembra di ascoltare i versi di Lou Reed o di Jim Morrison e, contemporaneamente, immergersi in un ambiente in cui hanno “nuotato” mostri sacri come il David Bowie ai tempi di Berlino e i Kraftwerk. La componente elettronica nei brani, frutto delle citate influenze tedesche, va man mano dissolvendosi nei ritmi ossessivi e, talvolta oscuri, scanditi dalla batterie e dalla chitarra. È sempre il testo, il malessere espresso dai versi e dalla voce di Ian, a dettare il ritmo o la cupezza della musica che, a volte, diventa straziante. Grandissima musica, grandissime composizioni. Dopo più di quarant’anni, il disco non ha perso la forza prorompente di allora. Il gruppo di Manchester che, dopo la morte del leader, si è dissolto, rimane nella storia della musica “di oggi” e, credo lo sarà per lunghissimo tempo ancora. |
Il gruppo: Joy Division | Ian Curtis (Voce e Chitarra), Bernard Sumner (Chitarra),
Peter Hook (Basso), Stephen Morris (Batteria) |
Il disco: Unknown Pleasures: |
Track listing: Outside “Disorder” 3:36. “Day of the Lords” 4:48. “Candidate”3:00.
“Insight” 4:30. “New Dawn Fades” 4:48. Inside “She’s Lost Control” 3:56.”Shadowplay”3:54. “Wilderness”2:38.Interzone 2.10. I Remember Nothing 6.00 |
La copertina: | La copertina nera ospita una misteriosa immagine bianca. L’immagine originale, proposta insieme ad altre dalla band, proviene dalla Cambridge Encyclopedia Of Astronomy. Si tratta di un grafico comparato delle frequenze del segnale proveniente da una pulsar o stella di neutroni. In particolare dalla prima pulsar scoperta, la CP1919. |
Pubblicazione: | 15 Giugno 1970. Edizione rimasterizzata 2007.
Edizione 40° anniversario 15 Giugno 2019 |
Uno dei testi: |
Insight
Supponi che i tuoi sogni finiscano per sempre Loro non salgono, scendono solamente Ho perso la volontà di volere di più Non sono spaventato, per niente Guardo tutti loro come cadono Ma ricordo Quando eravamo giovani Con quelle abitudini di rifiuto Il loro senso dello stile Ma ricordo Quando eravamo giovani Con quelle abitudini di rifiuto Il loro senso dello stile e buon gusto Di assicurarsi che avevi ragione Hey, non sai che avevi ragione Non ho più paura
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Tengo lo sguardo sulla porta Ma ricordo Lacrime di tristezza per te Riflette un momento nel tempo Un momento speciale nel tempo Sì, abbiamo sprecato il nostro tempo Non avevamo veramente tempo Ma ricordiamo Quando eravamo giovani E tutti gli angeli di Dio dicono di stare attenti E tutti voi giudici dite di stare attenti Figli d’azzardo, prendete cura Per tutte le persone che sono qui Non ho più paura Non ho più paura Non ho più paura
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È sufficiente una “semplice” analisi del testo o conviene scavare per leggere il disagio, il malessere di un ragazzo dotato di immenso talento e di un evidente mal di vivere? L’ascolto del disco aiuta perché la musica regge il confronto, senza di essa le liriche perderebbero di forza e viceversa.