Il Sud, Taranto, il quotidiano nelle “Cose Innominabili” di Girolamo De Michele

 

Girolamo De Michele è uno scrittore abbastanza fuori dal coro, in un panorama letterario che si nutre in maniera bulimica di noir, è un autore dichiaratamente politico dove la struttura del noir, sia nei contenuti che nella scrittura, viene triturata. Dice della sua scrittura in una vecchia intervista: “Non c’è nulla di “naturale”, anche gli impulsi cosiddetti irrazionali sono oggetto di una costruzione, il problema è se ne siamo consapevoli. E ogni rapporto tra la mente e la lingua, tra il pensiero e la parola, è tutto fuorchè “naturale”. Per la lingua dei miei romanzi ho lavorato, soprattutto con Scirocco, per raggiungere gli effetti di cui parli. Ad esempio, ho eliminato quasi totalmente l’imperfetto il che per un cultore di Flaubert quale io sono è un’impresa per evitare quell’effetto di eterno presente che la concatenazione imperfetto-passato remoto crea nel simulare un presente proiettato all’indietro. Lo stesso vale per l’uso della voce narrante, quasi sempre assente: non c’è narratore onnisciente, tantomeno attraverso il protagonista senza nome, c’è un narratore insipiente”.  Nell’ultimo romanzo “Le cose innominabili” –Rizzoli 2019, lui tarantino trapiantato a Ferrara (dove insegna nei licei) ma con il cuore a Bologna ritorna a casa. Il libro ci parla della Taranto di oggi, dell’ex Ilva, della resistenza al pensiero dominante, di una lotta che da politica è diventata solo sociale, delle trasformazione dell’oggi dove i drammi collettivi di una volta si trasformano in resilienze personali che incontrano sì altre persone, altre storie, ma mai riescono a raggiungere la dimensione compiuta del colletivo , cioè del politico. Si incontrano i grandi temi del nostro tempo, di una zona che conosce a memoria: lo fa bene, con l’intensità della scrittura che include anche la voglia di giustizia tra identità etnica, catastrofe ambientale, inquinamento. Attraverso una delle protagoniste, Emma Battaglia, utilizzando una struttura noir si passano in rassegna le contraddizioni del presente, si narra di un Sud , oggi, dimenticato, fuori agenda politica, che appare senza speranza. Emma, Taranto la porta dentro, fa parte del suo sangue. Emma soffre di un male che chiama la Bestia, comune a molti suoi concittadini, che la porta ad avere un occhio particolare sul presente ma anche una visione del passato ormai rivisitato senza nostalgia. Affronta il dolore con il suo lavoro, con la quotidianità complessa di chi insegna in un liceo in cui si riverberano le contraddizioni di una città, con i bambini ai quali nel tempo libero fa da maestra per evitare che imparino solo dalla strada, alternando l’insegnamento a racconti di eroi calcistici positivi e di altri tempi neanche troppo lontani. Tutto intorno si diramano storie di poteri criminali nuovi che ruotano attorno alla fabbrica e si alimentano di quella borghesia delle professione che a sud appare sempre piu collusa pur di mantenere i propri storici privilegi. Il tutto condito da ricordi legati ai suoi libri precedenti, al proletariato del rione Tamburri e a versi di Claudio Lolli , cantautore poeta del “77 Bolognese.

ANTONIO CALIFANO

By | 2020-05-27T17:21:59+00:00 27 Maggio 2020|Categories: consigli di lettura|0 Commenti